Total, Alcatel, Hutchinson3Mobile, Suzuky, Lonely Planet, Adventures Abroad, Siemens, Rolls Royce. Che cos'hanno in comune questi nomi? Sono tutti inseriti nella lista nera delle aziende che fanno affari con la giunta militare birmana. Una serie di marchi, conosciuti o meno, di imprese che operano per lo più nei settori turistico, petrolifero, delle telecomunicazioni e che sono accusati di sfruttare la manodopera minorile a basso costo, le inesistenti tutele sindacali, e in alcuni casi addirittura il lavoro forzato (è il caso della francese Total). Il sito inglese Burmacampaign, che sostiene la lotta per i diritti civili in Myanmar conduce da anni una campagna per spingere le aziende occidentali a ritirare i propri investimenti dal Paese asiatico. Ci sono riusciti per grosse multinazionali come Adidas, Apple, Reebok, LeviStrauss, Carlsberg, Premier Oil e Compaq. Queste e molte altre società hanno accolto l'appello e da anni non lavorano più in Birmania e per questo fanno parte della Clen list che riunisce tutte le aziende che hanno deciso di boicottare la giunta militare.
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